Margot legge... Mangia prega ama - Elizabeth Gilbert

Cosa succede quando una donna non riesce ad essere forte abbastanza da superare il dolore, una caduta, quello che vive come un fallimento?
Ecco, succede che deve guardarsi da fuori, capire quando sta toccando il fondo e chiedere aiuto.
È proprio così che Elizabeth Gilbert, Liz, ha chiesto aiuto a tre paesi: all’Italia, all’India e all’Indonesia.
In italia ha riscoperto l’amore per il cibo, in India ha rafforzato l’amore per la meditazione e in Indonesia, a Bali, l’amore e basta.
Trova qualcuno di nuovo da amare. Promesso? Mettici quanto ti pare a riprenderti, ma alla fine non dimenticare di dividere il tuo cuore con qualcuno. Non fare della tua vita un monumento a David o al tuo ex marito.
Ho pensato a lungo al giudizio su questo libro. Mi sono sentita trasportata in questo lungo viaggio e non parlo solo dei paesi, parlo del viaggio dentro di sé che ha affrontato: da una donna vittima di un divorzio e di un amore finito male, è riuscita a trovare un equilibrio, è diventata forte, saggia. Un percorso spirituale che in pochi avrebbero il coraggio di fare.

Esiste un momento, nella vita, in cui la bussola perde il nord, comincia a girare su se stessa e ci sentiamo persi, non sappiamo come uscirne. Ci chiudiamo in noi stessi, nel nostro senile dolore, costruiamo monumenti ai nostri carnefici senza renderci conto che siamo noi i nostri carnefici, noi che non riusciamo a dimenticare e a lasciare perdere. 
Varie scuole di pensiero nel corso dei secoli hanno trovato spiegazioni diverse per questa debolezza apparentemente congenita all’essere umano. I taoisti la chiamano squilibrio, il buddhismo la chiama ignoranza, l’islamismo imputa la nostra triste condizione alla ribellione contro Dio, e la tradizione giudaico-cristiana attribuisce tutta la nostra capacità di sofferenza al peccato originale. […] Gli yogi, invece, dicono che l’insoddisfazione umana dipende da un malinteso concetto di identità. Siamo infelici perché pensiamo di essere soltanto degli individui, abbandonati a noi stessi con le nostre paure e i nostri difetti, pieni di aspirazioni frustrate e condannati alla mortalità. Riteniamo – sbagliando – che nel nostro piccolo e limitato ego sia contenuta tutta la nostra natura. Che tutto si risolva lì. Non siamo in grado di riconoscere in noi l’elemento divino. Non ci rendiamo conto che, da qualche parte in ciascuno di noi, esiste davvero un Io supremo in un perenne stato di pace. […] Epitteto, filosofo storico greco, l’ha spiegato con parole efficaci: «Porti dio dentro di te, sciagurato, e non lo sai.» 
Ed è proprio a Bali che ritrova l’amore, riscopre il piacere di un uomo che si prende cura di lei, che la adora proprio con lo stesso ardore con cui lei adora dio. 
Non il classico clichè, un libro-guida ben scritto, in grado di abbracciarvi e prendere vita ogni volta che ne avrete bisogno.
Consigliato a chi ha bisogno di una sorella maggiore che vi spieghi che non siete soli, non siete un Mausoleo ma piccoli fiori pronti a sbocciare ogni giorno. 
Consigliato anche il film. Quello è altrettanto bello.

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