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Visualizzazione dei post con l'etichetta margotpensa

Margot pensa... La mia bambola

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  «Si beve a vetro!» e butto giù quel che resta del mio terzo Long Island. La stanza gira in tondo da un pezzo. Quel genere di sabato sera in cui non ti va di uscire ma, dopo varie insistenze da parte delle amiche, alla fine lo fai. Esci, e sai già che domani non avrai la forza di studiare ma lunedì c’è il compito di matematica, e dove si va? A bere. E allora menomale che hai messo gli stivali al posto dei tacchi perch é  sembra di essere a bordo di una nave.  Non è abbastanza. «Un giro di tequila per tutte?» e Rosa mi guarda ma non mi vede. «No, cosa dici? Io non bevo, voglio andare a mangiare il kebab» dice. «Tequila per tutte e dopo si va dal kebabbaro» è Marika a sancirlo. «Con poca scipola, grazzie» Giulia imita Abdul il kebabbaro, è più forte di lei. Passo una fetta di limone nell ’ incavo tra il pollice e l ’ indice, un po’   di sale sopra. Il lento rituale della tequila.  Tutte e quattro insieme, come sempre. A bere, come sempre. E c’è qualcosa in questo  “ sempre” che mi distu

Margot pensa... La quantità di caso

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 La quantità di caso mi sorprende e non mi spaventa.  Ci sono tutte queste persone che incrociano la nostra strada, persone di cui non so nulla e che, il più delle volte, non guardo nemmeno in faccia. Vorrei ricordare bene i volti di tutti quei tizi in metro con me, ma non posso. Non ci riesco. Mi interrogo sul futuro, sull’esistenza di un destino già scritto. Ma come si può? Per esempio, adesso sono in metro. So benissimo a quale fermata devo scendere. Un destino, direi. Eppure, se decidessi di scendere due fermate prima.... La metro si ferma, si aprono le porte e io bam . Scendo. Niente di premeditato. È un caso, chiarissimo. Ma allora... qual è la soluzione? Ogni giorno, ogni minuto, prendiamo delle scelte. E queste scelte ci portano a un bivio. È il solito vecchio bivio delle due possibilità, lo conosciamo da una vita. Se esiste il destino, vuol dire che davanti a noi abbiamo due futuri già scritti verso cui stiamo andando incontro. Praticamente da una vita. E quindi, io che deside

Margot pensa... Cosa salvo del 2020

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  Del 2020 salvo l’unico film visto al cinema (anche se faceva proprio schifo), il caso o il destino. Salvo l’editing del giovedì. La metro alle nove del mattino, anche se adesso non mi manca affatto. I viaggi in treno. Torino, Venezia, Como... sono posti perfetto per scappare dal mondo, solo per un po’.  Salvo Elisa che suona “Bella Ciao” con l’ukulele e l’attesa dei cori dal balcone. La vicina che grida ai passanti di tornare a casa (“non torni a casa perché ce l’hai piccolo?” Cit). Salvo i miei capelli, la frangetta torturata per mesi. E quel rossetto comprato a febbraio, che spreco! “Al grande Gatsby non piacevano le feste”, uno dei miei racconti che più amo. E salvo, con lo stesso affetto, gli altri racconti pubblicati. Salvo i pidoni fatti in casa, un attimo prima della zona rossa, e la pasquetta a prendere il sole sul balcone. Il lievito nel paccodaggiù, perché a Milano era introvabile.  La palestra davanti al computer e gli insulti gratuiti dopo il plank, se non mi iscrivo in p

Margot pensa... Ho 24 anni.

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Qualche giorno fa, ragionavo su questa cosa... Un anno fa ho compiuto 23 anni, da allora ho passato 73 giorni in libertà e i restanti in quarantena. E ripensavo a quella storia delle vite alternative che iniziano a seconda delle strade e delle scelte che prendiamo. Così mi immagino due possibili scenari del 2020. E nulla toglie che uno sia più realistico o utopico dell'altro. Dunque... Da un lato ci sono io. Capelli lunghissimi, due ciuffi ai lati della fronte, con il mio basco beige. Ogni mattina prendo il tram che mi porta all'università. Sono innamorata? Forse. Sicuramente so che ogni mese ho un viaggio da fare, un film al cinema da guardare, e ogni settimana devo consegnare la mia buona dose di editing, oltre a tutti gli articoli da scrivere.  Ho sempre un libro in mano, anche quando fa troppo freddo.  Ho voglia di scoprire Bresson, Genova, Firenze, anche Parigi, perché no. E il Salone di Torino, un sogno.  Sono pronta ai colloqui per uno stage in casa editrice, giuro sono

Margot pensa... Pan di stelle

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  I biscotti pan di stelle hanno esattamente undici stelline bianche. Lo so perché le conto sempre. Un giorno ho detto a mia madre di comprarmi quei biscotti, è passato un anno e mi ritrovo a mangiarli ancora.  Al mattino, nel pomeriggio e, se mi va, ne mangio due dopo cena. Due biscotti interi o scelgo una manciata di pezzettini sbriciolati, e allora mi sembra di mangiarne di più. In realtà non mi piacciono i biscotti spezzati, sono ricoperti di briciole e tristi. Ma vallo a spiegare. Alla mattina, li mangio per colazione, prima di andare a scuola. Li inzuppo nel latte e cerco di non farli crollare nella tazza, che poi schizza tutto e rovinano il fondo del latte. Roba da rovinarsi la giornata. Nel pomeriggio, invece, sto seduta sul letto, in camera mia, a guardare i cartoni. Sgranocchio sempre qualcosa, mentre sono seduta sul letto. Metto da parte i compiti, tolgo il plaid e mi concentro sui cartoni. Non so perché ma mi sento sempre come se dovessi colmare un grosso buco, e man

Margot pensa... a Margot

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 Ogni tanto mi chiedo che fine abbia fatto Margot. Me la immagino sempre con quei capelli castani e le punte bionde. È sempre vestita di nero, dentro il suo giubbotto di pelle di una taglia più grande. Ha uno di quei cappelli lunghi, di colore grigio scuro. Tanto per cambiare.  La immagino camminare davanti al mare, mentre interroga l’orizzonte, il più delle volte non trova mai risposte alle sue domande. Ma il suo posto è vicino al mare, lo è sempre stato. La immagino così e tanto mi basta perché, per una volta, è bello pensare che nulla è cambiato, che Margot vive in una realtà a sé, finalmente libera da tutti.  Una spiaggia sicura in cui c’è tutto da scoprire e nulla da affrontare se non i mostri che ci portiamo dentro. Mi chiedo se lo sa, che in un modo o nell’altro si cresce e ci si ritrova lontani anni luce da tutto. Mi chiedo a cosa potrebbe pensare, adesso. A quanto rumore ci sia dietro quei pensieri. Ogni tanto mi chiedo che fine abbia fatto Margot. Ma è solo per poch

Margot pensa... Quello che non ho

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  Non ho un completo elegante giacca e pantalone, francamente non saprei che farmene. Non ho una di quelle macchine, quei nuovi modelli che si vedono in giro, e nemmeno una vecchio stampo.  Non ho un pasto fisso, cosa posso farci. Non ho un letto caldo, anzi di caldo è caldo, non è accogliente. Forse. Non ho una casa che sia mia per davvero.  Non ho i soldi, neanche per un biglietto del treno.  Infine, aggiungerei, non ho più Alice. Anche se questo è solo il punto di inizio, quel quasi un amore. Quante cose ci siamo persi, io e lei. Anche quelle canzoni per l’estate.  La pretesa di esser sempre forti è una brutta cosa. Fa un caldo bastardo, da seccare le lucertole. Sono giorni che viaggio, sono giorni che vago alla ricerca di una via di fuga da tutte quelle cose che soffocano. Non esiste un altro modo per spiegarlo. 

Margot pensa... L'aria.

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Distesa al centro del letto singolo, abbracciavo il cuscino. Le lenzuola erano diventate un groviglio ai piedi del letto, erano blu. Immaginavo di essere distesa sul bagnasciuga e accarezzata dalle onde. Che se ti concentri ti sembra proprio di sentirlo quel "vieni e vai" del mare. Il sonno mi aveva abbandonata da un pezzo, ma la stanchezza restava.  Tenere in mano le redini della propria vita è qualcosa di difficile, a volte mi sembra di non farcela e di vedere tutto andare a rotoli.  Altre volte, mi dico che siamo 8 miliardi nel mondo, e allora ci sarà qualcun altro che, come me, sta pensando esattamente alla stessa cosa e nell'esatto momento.  Ma il sonno non arrivava più ed è proprio quello il momento in cui il passato bussa e ribussa, a ripetizione e senza esitare.  Insiste. Non chiede nulla e ti toglie tutto. L'aria.

Margot pensa... Definirsi

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adolescenza  L’età della vita umana interposta tra la fanciullezza e l’età adulta. È un periodo particolarmente problematico dell’esistenza, specie per le risonanze psicologiche del mutato rapporto tra l’adolescente e il proprio corpo.  Treccani Così la Treccani definisce l'adolescenza. Una fase intermedia tra l'infanzia e la maturità. Peccato che la suddetta fase finisca prima dei venti anni, di conseguenza al termine dell'adolescenza non si diventa degli adulti fatti e finiti. Insomma, parliamone... ho 23 anni. Per la società non sono più un'adolescente. Eppure non mi sento ancora un'adulta in grado di provvedere a me stessa in tutto e per tutto.  Quindi... adesso, vorrei capire, cosa sono veramente? Esiste una definizione per questa vera fase intermedia che va dall'adolescenza all'età adulta? C'è chi parla di "adolescenza infinita", oltre i venti anni, in cui i giovani conquistano una sorta di semi-indipendenza. Da un lato possono scegliere

Margot pensa... Dopo

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Dopo ho continuato a scrivere, che è la cosa più importante. Dopo di te non ho ancora guardato Colazione da Tiffany, ma molti altri film. Dopo di te non ho più mangiato un toast e a dire la verità non ne sento la mancanza. Dopo di te non mi sono più addormentata cosi tanto presto. Assurdo, direi quasi. Dopo di te ho letto Harry Potter, e non ho ancora finito. Dopo di te mi sveglio presto e dalla finestra della cucina vedo il monte rosa, ma lo vedevo da prima e “non è il monte rosa” diresti tu. Dopo di te nessuna prima domenica del mese al museo. Dopo di te bevo ancora il tè e ripenso allo Scirocco. Dopo di te ho visto Into the Wild, quasi dimenticavo. Dopo di te continuo a vivere, non avevo dubbi. Meglio o peggio, nessuna delle due. Indifferente, direi. Il difficile è ricordare com’era prima di te.

Margot pensa... Fine

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Tutte le volte, separarsi sembrava la fine. Passare qualche ora insieme e, alla fine, salutarsi, voleva dire lasciarsi travolgere dal dubbio: ci sarà un’altra volta? O è l’ultima? Un bacio, e poi ancora un altro. Perché l’ultimo non era mai abbastanza. Abbastanza dolce, abbastanza forte, abbastanza triste, abbastanza tutto. Stringersi forte, come per imprimersi sulla pelle il segno di quell’abbraccio. Che chissà quando ci rivedremo e allora lasciamoci un livido, piuttosto. Quel pomeriggio passato insieme, le aveva fatto capire quanto il tempo non bastasse mai. Si erano incontrati alle 14, erano già le 20. Perché il tempo era così ingiusto con loro? Dunque, questo era solo un assaggio. Di quello a cui va incontro quando tieni a una persona. E se questo era solo l’anticipo, il dopo sarebbe stato un salto nel burrone. Quel salto, erano disposti a farlo?

Margot pensa... Il mio orologio è un'ora avanti

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Ed è il 2019. 27 ottobre. Il mondo mi avvisa che è scattata l'ora solare. E, in realtà, rischi di non saperlo proprio. Il telefono e il computer cambiano l'ora in automatico ma i classici orologi da comodino o appesi alla parete, hanno bisogno di una mano. Nell'ultimo anno ho preso l'abitudine di portare un orologio al polso. La cosa assurda è che quando ho bisogno di sapere l'ora guardo sempre lo schermo sul cellulare, e quando sono annoiata alzo il polso. " Se guardi l'orologio il tempo non passa. "  Mi sento dire. E l'ora solare è scattata ma non ho spostato le lancette. Per mesi, il mondo andava un'ora indietro rispetto al mio orologio. E sono stati mesi strani.  Mesi in cui è stato tutto così diverso, nuovo, da scoprire.  Sapere di avere sempre qualcosa da imparare, e ricordarsi di darsi un'ora in meno. Una fatica. Ma ci ridevo su, c'ho riso così tanto. E adesso, dal 29 marzo... L'ora legale ha rimess

Margot pensa... Al parco

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L’altalena cigola. Anzi, le catene dell’altalena cigolano.  Un ragazzo distende le lunghe gambe e con la schiena si spinge prima avanti e poi indietro. Ha un cappello in testa e dei jeans un po’ larghi.  Non fa che spingersi avanti e indietro.  Avanti e indietro.  Poi, stanco, sta dritto con la schiena e comincia a spingersi con le gambe.  È finito il suo turno, adesso la bambina poco più avanti sta piagnucolando perché pure lei vorrebbe salire.  Lei ancora deve imparare, è la nonnina a spingerla. Ma non forte, solo ogni tanto le da una spinta sulla schiena.  Intanto l’altro bambino accanto ha una missione da superare. Lui vuole toccare il cielo con un dito.  Così si spinge più in alto, torna indietro ma solo per arrivare più in alto. E più in alto e più in alto ma niente...  Resta sempre lì.  E come glielo spieghi a quel bambino che siamo intrappolati qui?  Avanti e indietro.  Avanti e indietro.  Passa davanti un signore.  Non troppo vecchio, 30 anni o giù di lì.  I vestiti consumat

Margot pensa... a questo

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Pensavo a questo. Chi ha inventato la parola "Sorriso"? Utilizziamo questa parola ogni giorno, o almeno credo. E non sappiamo chi l'abbia inventata, chi sia il genitore, la madre o il padre, insomma la prima persona ad averla utilizzata. Ma come avrà fatto? Pensavo a questo. Da dove l'avrà trovata? Parole e parole che non conosciamo e di cui non conosciamo l'origine. Non c'avevo mai pensato. Sono pensieri che, se ti incastri, non ne esci più. Mentre il mondo fuori nemmeno se ne accorge. Nulla si muoveva, oltre la grande finestra dell'aula.  Solo, due palazzi più in là, vedevo una figura in camicia blu, camminare lungo il balcone, portando la sigaretta alla bocca. Sicuramente starà parlando al telefono, tra una boccata e l'altra. Ed era l'unico elemento che mi faceva capire che il tempo non si era bloccato. Le lancette non si erano dimenticate di andare avanti e le nuvole continuavano il loro magico movimento su se stesse e su

Margot pensa... 2020

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Anno nuovo, vita nuova. Ma basta? Mi sono sempre chiesta cosa serva per cambiare vita, a parte un biglietto di sola andata verso everywhere . Così ho stilato per voi una lista su come cambiare vita in dieci mosse e senza neanche troppi sforzi. 1- Scoprire le nostre passioni. Ognuno di noi ne ha una, il nostro talento va alimentato. Perché le piccole gioie della vita la rendono meritevole di essere vissuta, per noi. 2- Ritagliare un po' di tempo per sé. Come in "Per dieci minuti" di Chiara Gamberale, trovare 10 minuti del proprio tempo per fare qualcosa di nuovo che non avete mai fatto o pensato di fare. 3- Ridere. 4- Scoprire. Viaggiare per scoprire sempre qualcosa di nuovo, anche le cose scontate. Anche a un'ora da te. 5- Vedere il bicchiere mezzo pieno. Di acqua. Perché niente è più buono dell'acqua e almeno una volta nella vita lo avete pensato anche voi. 6- Conoscere gente nuova per conoscersi. Scoprirai aspetti di te che si erano assopiti.

Margot pensa... Un'altra candelina

Proprio oggi io, Serena, compio ben 23 anni. Io. Mi chiedo come è possibile e cosa ho fatto per tutto questo tempo. Provo sempre quest'ansia di vivere, come se non vivessi mai abbastanza e fossero troppe le cose da sapere, a questo mondo, e che ancora non so. Mi chiedo come è possibile che la gente passi dal non saper soffiare le candeline allo sperare di non aver un attacco d'asma dopo il soffio. Cosa c'è nel mezzo? Ho sempre vissuto un po' male il giorno del mio compleanno, a parte l'anno scorso. E questa è un'altra storia, magari un altro giorno ci scriverò un racconto. Perché faccio sempre così, nella mia vita. Penso sempre a come scriverei tutte le cose che mi accadono. Non faccio in tempo a vivere una cosa che già mi dico di non dimenticarla e di tenerla a mente per il prossimo racconto. Triste, per alcuni. Per me è la vita. Scrivere e leggere, e poi leggere sempre di più. Ma il punto è che oggi faccio 23 anni. Non mi va di tagliare una torta e di

Margot pensa... In tempo

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Effetto del tavolino e del mago, ecco. Lo chiamerei così. È stato come se il mago avesse tirato via la tovaglia da sotto di me e tutti avessero sperato che io cadessi in piedi. Che avessi imparato, per una buona volta, a reagire. E invece no, ho rischiato di rompermi in mille pezzi un’altra volta. Chissà dove finiscono tutti quei discorsi che alla fine non abbiamo fatto, quei sorrisi che, pur di tenerti il muso, alla fine non facevo. Tutte le volte che un tuo difetto o un tuo muso lungo non mi infastidiva, anzi, mi rasserenava.   Ma soprattutto, chissà cosa ne sarà di me tra dieci anni, dove sarò e quante case ancora cambierò. Quanti scatoloni di cartone dovrò tenere in cantina o da qualche altra parte, e i libri che perderò nel frattempo. Se avrò mai un bel giardino e se farò il lavoro dei miei sogni o finirò per accontentarmi. In tutto, intendo. La storia del rospo in una pentola. Ecco a cosa mi fa pensare tutto questo. Se prendi un rospo, lo metti dentro una pentola con l’ acqu

Margot pensa... Non ho bisogno di nulla

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Ludovico. Il mio terzo compagno ed è finita. Ma come lo spiego a mia madre? Lei che ha avuto solo papà nella sua vita, lei che sono anni che cerca di sostenermi in ogni modo ma, in qualche modo, anche le basi più solide prima o poi cedono.  Dopo l'Università fallita perché che me ne frega di studiare, voglio lavorare e allora chiudiamoci in un negozio a fare la commessa che all'inizio mi piaceva pure. Adesso, a trent'anni, sicuramente non posso viverci ma non so fare altro. La casa, le bollette, lo shopping terapeutico che fa venire uno shock quando controlli quanto hai speso. E poi... I debiti della prima casa comprata col primo compagno, il cane Pong salvato col secondo compagno (che nemmeno piaceva ai miei, né il cane né il compagno), e adesso è finita anche con Ludovico. "Perché da quando sto con te spendo troppi soldi" E allora lo vedi che nella vita è sempre e solo una questioni di soldi? Averceli o non averceli. Ma come lo spiego a mi

Margot pensa... C'era un vecchio su un autobus

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C'era un vecchio su un autobus, seduto in fondo, da solo. Portava sempre con sé una valigia e un ombrello. Da quelle parti non pioveva tanto spesso, diceva di portalo con sé per scaramanzia, sosteneva che faceva caldo soltanto perché lui quell'ombrello non lo aveva lasciato a casa. Chissà se poi una casa ce l'avesse davvero ... Forse la sua casa era tutta in quella valigia. Sempre in viaggio ma mai per davvero. Era pronto a partire e si fermava alla stazione. Ma quel treno non lo prendeva mai. " L'ho perso! " gridava un giorno " l'ho perso! " e quel giorno pioveva, pioveva a dirotto e tutti pensavano parlasse del treno " l'ho perso e avevo ragione! ". Tutti lo credevano pazzo, la verità è che bastava guardarlo un po’ più attentamente per capire che aveva perso soltanto l'ombrello, che lui in quella valigia ci teneva soltanto i sogni che non aveva realizzato. Portava dentro due biglietti di un treno partito da un pezzo: un

Margot pensa... Sulla sua strada

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-Mi fai entrare?- disse lei dal pianerottolo. Lui aprì la porta e guardò ovunque evitando di guardarla negli occhi, mentre lei cercava (o sperava) in ogni modo di incrociare il suo sguardo. Sapeva che era impossibile, perché quando tutto finisce è difficile guardarsi negli occhi, si sa che facendolo tutto il passato tornerà come un brutto flash-back. E lui non voleva più rivedere quel film. Lei, invece, dal canto suo, quel film lo aveva causato con le sue mani e tutto quello che poteva sperare era una seconda stagione da inventare, dando un nuovo finale ai due protagonisti. Lei voleva ancora lottare per lui. Ma una persona sola non può lottare per due. Sapeva che insistere su qualcosa che era finito … non si poteva. E allora si chiedeva continuamente cosa fosse giusto fare!  Lui sapeva benissimo cosa si doveva fare. Si sentiva lui la causa di tutto. Ma non parlava. Non diceva niente anche lì, su quella porta. -Mi fai entrare?- riprese lei. Lui si spostò, in modo da farla entrare