Margot pensa... In tempo



Effetto del tavolino e del mago, ecco. Lo chiamerei così. È stato come se il mago avesse tirato via la tovaglia da sotto di me e tutti avessero sperato che io cadessi in piedi. Che avessi imparato, per una buona volta, a reagire. E invece no, ho rischiato di rompermi in mille pezzi un’altra volta.
Chissà dove finiscono tutti quei discorsi che alla fine non abbiamo fatto, quei sorrisi che, pur di tenerti il muso, alla fine non facevo. Tutte le volte che un tuo difetto o un tuo muso lungo non mi infastidiva, anzi, mi rasserenava.
 
Ma soprattutto, chissà cosa ne sarà di me tra dieci anni, dove sarò e quante case ancora cambierò. Quanti scatoloni di cartone dovrò tenere in cantina o da qualche altra parte, e i libri che perderò nel frattempo. Se avrò mai un bel giardino e se farò il lavoro dei miei sogni o finirò per accontentarmi. In tutto, intendo.

La storia del rospo in una pentola. Ecco a cosa mi fa pensare tutto questo.
Se prendi un rospo, lo metti dentro una pentola con l’ acqua e lo porti sul fuoco, osserverai una cosa interessante: il rospo si adatta alla temperatura dell’ acqua e rimane là dentro continuando ad adattarsi all’ aumento di temperatura, però quando l’ acqua arriva al punto di bollire, il rospo vorrebbe saltare fuori dalla pentola ma non riuscirà perché troppo stanco a causa degli sforzi che ha fatto per adattarsi alla temperatura.

Ecco, se tornassi indietro mi direi “salta fuori, sei ancora in tempo”. Ma la domanda è... sono ancora in tempo?
Adesso sto sul treno. 4 posti, 2 occupati.
Io e un perfetto sconosciuto. Canticchia Celentano e la cosa mi tranquillizza. Fa quasi da ninna nanna.
“... la mia compagna tu sarai, fino a quando so che lo vorrai.”
E allora sto bene. Starò bene.

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