Margot legge... Rayuela - Julio Cortázar

Ammetto che scrivere questa recensione non è così facile per me. Si tratta di un libro complicato, forse è proprio per questo che mi è piaciuto tanto da non parlare d'altro e da farlo diventare il mio amico in metropolitana e il mio professore personale durante le lezioni che non ho mai realmente seguito.

Cortázar, prima ancora che il lettore inizi il libro, avvisa che non sarà una lettura tradizionale: lo si può leggere come un normale libro, dal Capitolo 1 fino all'ultima pagina, o saltellando da un capitolo all'altro seguendo la mappa.

Se, come me, deciderete di leggerlo tradizionalmente, vedrete che è suddiviso in tre parti:

1) Dall'altra parte, dove Horacio si trova a Parigi, circondato da strampalati amici intellettuali, e dove si imbatte in un amore conflittuale con la Maga, altrettanto strampalata;
2) Da questa parte, ambientato in Argentina, dove ritrova se stesso o forse si smarrisce ancora di più, tra Manù e Talita (un vecchio amico e sua moglie);
3) Da altre parti, una raccolta di pensieri e aforismi scritti tra Francia e Argentina.

Ovviamente, seguendo la mappa lasciata dall'autore vi ritroverete un po' da questa parte, un po' dall'altra o forse da altre parti ... insomma, perdonatemi il gioco di parole. 
E, a proposito di gioco, Rayuela è proprio il gioco del mondo, quello che in Italia chiamiamo "Campana" in cui, però, si parte dalla Terra (mattonella numero 1) per arrivare al Cielo (ultima mattonella del gioco). 
La rayuela si gioca con un ciottolo che va spinto con la punta della scarpa. Ingredienti: un marciapiede, un ciottolo, una scarpa, e un bel disegno col gesso, preferibilmente a colori. In alto sta il Cielo, in basso sta la Terra, è molto difficile arrivare con il ciottolo al cielo, quasi sempre si calcola male e il sasso esce dal disegno. Poco a poco, tuttavia, si acquista l'abilità necessaria per superare le diverse caselle( rayuela a chiocciola, rayuela rettangolare, rayuela fantasia, poco usata) e un giorno si impara a uscire dalla Terra e a far salire il ciottolo fino al Cielo, fino a entrare nel Cielo, il brutto è che proprio a questo punto, quando quasi nessuno ha imparato a far salire il ciottolo fino al Cielo, finisce di colpo l'infanzia e si va a finire nei romanzi, nei problemi del cavolo, nelle speculazioni su un altro Cielo che bisogna imparare a raggiungere. E siccome si è usciti dall'infanzia si dimentica che per arrivare al Cielo ci vogliono, come ingredienti, un ciottolo e la punta della scarpa.
Si direbbe quasi un "antiromanzo" che distrugge la normale abitudine alla lettura, che a lungo andare uccide la realtà, risveglia il lettore con il suo stream of consciusness che non ti lascia capire più quali sono le riflessioni di Horacio e le riflessioni su Horacio. 
Non nego che, tra le pagine di questo libro, mi sono sentita come in una stanza disordinata. Un ragazzo che fugge a Parigi per sfuggire dalle sue responsabilità, e quando il rapporto con la Maga va a rotoli fugge ulteriormente verso Buenos Aires. Un ragazzo che mette le "h" davanti a ogni parola, quasi, e fa sentire tutte le ragazze della sua vita come un ectoplasma o un fantasma della ex. 
Beh, se pensate di trovare un qualche consiglio per risolvere la vostra vita vi sbagliate. Ma, a suo modo, qualcosa della vita ve la spiega.

Un romanzo dedicato a chi ne ha abbastanza della normalità che ha intorno, della banalità e della routine. Un libro a cui, però, bisogna dedicare tempo e spazio, attenzioni. 

Sono costretto a tollerare che il sole spunti ogni giorno. È mostruoso. È disumano.
Un libro che sicuramente leggerò di nuovo. Un po' da questa parte e un po' da quella. Forse un po' da altre parti. Perché la cosa più seria che si possa fare nella vita è giocarci su.

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