Margot legge... Due di due - Andrea De Carlo

Mario frequenta ancora il liceo quando conosce Guido. Diventano compagni di banco quando è ancora un ragazzino insicuro, alle prime armi con la vita. 


Lo so come ti senti. È come essere dietro un vetro, non puoi toccare niente di quello che vedi. Ho passato tre quarti della mia vita chiuso fuori, finché ho capito che l’unico modo è romperlo. E se hai paura di farti male, prova a immaginarti di essere già vecchio e quasi morto, pieno di rimpianti. 
Mario è la voce narrante e, attraverso di lui, conosciamo quello che è Guido all’esterno. 
Siamo a Milano negli anni Sessanta, una città grigia come il cemento, tanto sporca quanto caotica. Guido non fa che criticarla e criticare il sistema scolastico che costringe gli studenti a guardare e ragionare al passato.
Arriva il momento in cui la nuova generazione decide di unirsi alla rivoluzione del mondo, Guido si unisce alle proteste trascinando Mario con sé. Ma deluso anche da queste, Guido decide di abbandonare la scuola, dedicandosi a una vita di vagabondaggi. 
Mario continua sulla sua strada, senza grandi aspirazioni o slanci, e si iscrive alla facoltà di Filosofia semplicemente per poter giustificare la sua nullafacenza. 
Dopo la morte del patrigno, e l’ennesima sparizione di Guido nel mondo, Mario si rifugia nella campagna umbra. Vuole prendere in mano la sua vita e liberarsi delle aspettative della città. 
Rimette in sesto un terreno per dedicarsi a una vita più semplice, forse di stenti ma è il destino che vuole per sé. Con Martina. 
Guido, invece, continua a vagare per il mondo, perché quelli come lui sono eterni insoddisfatti che vivono bene nel desiderio di scappare. Nessun posto lo rende felice perché il continuo pensare alle infinite possibilità non gli permette di amare, nel miglior modo possibile, quello che ha davanti. 


Due ragazzini, due amici. Due di due. 
Due storie che, nonostante gli anni, trovano il modo di incrociarsi nuovamente. 
Così diversi ma così amici. 

Un racconto forte e complesso, consigliato a chi ha ancora voglia di sentire il profumo di vita. 
Una fotografia della condizione umana che, in qualche modo, resta sempre attuale.

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