Margot legge... Addio fantasmi - Nadia Terranova

 


In questa storia di fantasmi, la parola chiave è “sopravvivere”.

Nel romanzo di Nadia Terranova, Ida (la protagonista) viene richiamata a Messina dalla madre, reclamata per aiutarla con i lavori di ristrutturazione nella, ormai, vecchia casa.

“Casa nostra”, la definisce la madre. Ma Ida non la sente più sua, adesso che vive a Roma.

È così che fa il suo ritorno nella sua terra d’origine, ritrovandosi a fare i conti con IL trauma.

Ventitré anni prima, il padre è scomparso e tutto il romanzo racconta il tentativo di Ida di liberarsi di questo fantasma, questa presenza che non smette di manifestarsi in ogni luogo e forma. 

Un romanzo diviso in tre parti: Il nome, Il corpo, La voce.

È un ritorno devastante per Ida, un viaggio nei ricordi che la butta a terra e non la lascia mai dormire, ma la strattona nei suoi sonni inquieti. 

La madre ha deciso di vendere quella casa e per Ida è arrivato il momento di scegliere cosa tenere e cosa buttare. Ma è un compito arduo e difficile da eseguire, soprattutto sotto gli occhi di quella Ida ancora sedicenne, in fotografia, e quei due genitori abbracciati che ancora si amano.

Alla scomparsa del padre, Ida e la madre hanno reagito col silenzio, senza pronunciare più il suo nome.

Non è come fare i conti con un lutto, perché quando si tratta di morte hai pur sempre un corpo a cui poter dire “Addio”, ma il padre è sparito nel nulla. E adesso, madre e figlia si ritrovano di nuovo insieme, dopo anni di lontananza, tutti quegli anni di non-detto si fanno risentire e pretendono un risarcimento. 

E, nel mentre, Ida non ha ancora scelto cosa tenere e cosa buttare. È una dura lotta che fa uscire la Marie Kondo rinchiusa dentro il lettore ma, parliamoci chiaro: si tratta di un romanzo candidato al Premio Strega 2019, sfornato da Casa Einaudi. Resta in ogni caso apprezzabile sotto molti punti di vista.

(Tranne per i dialoghi, che a volte sembrano scritti per una tragedia greca e altre volte adottano un registro sbagliato.)

È stato come fare i conti con i miei, di fantasmi.

Consigliato a chi ha bisogno di un’amica o di una spalla, un sostegno in un momento in cui tutto ricorda la tristezza e la spossatezza e così devastante da pensare di non poter trovare una via d'uscita. E sopravvivere, appunto.

Siamo tutti fragili, Ida, tu più di tutti. Hai permesso al tuo dolore di divorarti e la tua ferita è diventata più grande di te. Vivi come una schiava, sei la schiava di quello che ti è successo.

Crescere è la cosa più bella che ci sia, i burroni non sono mai davanti a noi, quando sento dire di aver fatto “un salto in avanti”, io non ci credo.

Io ho sempre immaginato la crescita come una salita, cammino sempre in avanti per poi girarmi ed eccolo lì, il burrone. Un grosso vuoto alle mie spalle che mi impedisce di tornare indietro. Sono lontana dalla me del passato. E va bene così, basta imparare a dire “Addio”. E sopravvivere, appunto.

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