Margot scrive... Raymond Carver: un principiante nelle mani di Gordon Lish

 Il rapporto che nasce tra scrittore e editor è, il più delle volte, complesso. Entrambi guardano lo stesso testo ma con occhi differenti. Una delle coppie più discusse in editoria riguarda l'amicizia tra Lish e Carver.

Gordon Lish fu l’editor di Raymond Carver e tagliò più della metà delle parole dalle versioni originali, modificando gran parte dei finali. 

Si tratta di interventi invasivi, che adeguano i racconti a un criterio prevalentemente commerciale. 

Da qui nasce il dilemma: quei racconti minimalisti sono di Carver o di Lish?

Succede questo, quando il confine tra editing e riscrittura viene ampiamente superato, sfiorando una forma di co-scrittura.



Carver desiderava essere uno scrittore, l’idea di raggiungere il successo era alquanto allettante, la sola idea di pubblicare… lo avrebbe fatto a qualsiasi costo. E questo fu il prezzo da pagare.

In un primo momento approvò tutti gli interventi proposti, ma in una lettera che scrisse a Lish nel 1981 si lascia andare a qualche ripensamento:


Ti dico la verità, qui è in gioco il mio equilibrio mentale. Ora non vorrei fare il melodrammatico, ma davvero ho appena fatto ritorno dai morti per rimettermi a scrivere dei racconti. [...] E adesso ho una gran paura, una paura da morire, lo sento, che se il libro fosse pubblicato nella sua attuale forma revisionata, non riuscirei più a scrivere un altro racconto, Dio non voglia…


Nonostante le suppliche, Lish pubblicò i racconti corretti. Pubblicò “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”. A oggi è possibile leggere questa raccolta nella sua versione originale intitolata “Principianti” e confrontarli, per poter analizzare personalmente il lavoro di Carver e il lavoro di Lish.


Gli interventi di Gordon Lish



Raymond Carver è uno scrittore più umano: i suoi personaggi ballano, ridono, piangono, sono travolti dalle emozioni che non riescono sempre a gestire. Gordon Lish rimuove tutto, taglia via quel lato umano dei suoi personaggi come se fosse un tumore. Regala al racconto un’aura di sospensione e paura: c’è qualcosa che può accadere da un momento all’altro, qualcosa che stravolgerà il lettore per sempre, ma non succede nulla o semplicemente la vita. Da lasciare devastati.


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